Tu in un’altra vita mia

Fammi una foto
adesso che sono giovane e raggiante
capace di piacere persino alle tue amiche stronze
nascondila tra le pagine di un libro che moltissimamente hai amato
in modo tale che in un’altra età deciderai di rileggerlo.
 
Quando saremo
tu in un’altra vita mia
io in un’altra vita tua
magari durante un trasloco
troverai uno spazio nello spessore delle pagine
– e qui cosa c’è? –
spalancherai i fogli partendo dalla rilegatura.
 
Da lì in poi
saremo amanti.
Adesso no
adesso è solo
una corsa al riarmo.

Εγώ Σ’ Αγαπώ

La donna greca della taverna
tutta ammantata di malinconia
con uno sciame di pensieri che le ronzano sopra la testa
fuma sospirando.
 
Guarda il molo
e le barche bianche
ipnotizzate dal mare marmorizzato
dalla luce della luna.
 
Un cliente schiocca le dita in sua direzione
lei scaccia via la ronza dei pensieri scuotendo lo sguardo
chiude di nuovo dentro sé la malinconia
fa tutto questo velocissimamente.
 
Ora sorride di un sorriso inquinato
mentre parte un’altra vecchia canzone
che dice
“egò s’agapó”.

L’allenamento

L’estate caldissima ci rendeva scontrosi
senza dialogo, solo parole dette male
e allora spesso mi ritrovavo a fare lunghe passeggiate
giravo per il quartiere, persino i sottopassi
un giorno svoltai per una viottola popolare
sfociai in un grande spazio luminoso
un campo
un campo con una rete tutta attorno
una manciata di ragazze correvano indaffarate
una squadra o parte di una squadra di football americano
a malapena credevo ne esistesse una maschile in tutta Italia
quindi mai avrei immaginato ci fosse
una squadra femminile di football americano
nella mia città, persino.
Mi sedetti su uno dei tre gradoni di cemento
assistetti all’allenamento
assistetti a quelli dei giorni seguenti;
Agosto fu scandito dall’allenamento delle ragazze
e da questo mio appassionarmi al football americano.
Cominciai a seguire la NFL
ma non avendo nessuno con cui parlarne
indagai su quale fosse il posto in cui la squadra
celebrava il terzo tempo.
Lo trovai:
un baretto vicino al campo.
La prima volta che c’entrai, con mia grande sorpresa
due di loro mi salutarono.
Mi colpii il fatto di ritrovarle
a indossare una femminilità
che non s’addiceva al contesto.
Conobbi Lucrezia
e finii nel suo letto.
Dentro ai giorni la città si aranciava
le strade si ammantavano di foglie d’acero
il mio cuore si alleggeriva
e il tumulto che portano le cose nuove e improvvise
si quietava col fresco della sera
ma forse
non era la sera.

Mi riguarda tutto questo?

Mi riguarda il gatto che lecca la griglia su cui ho arrostito ieri?
Mi riguarda Shiro che, appisolato sull’atrio soleggiato
non se ne accorge e quello continua fare?
Mi riguardano le foglie dell’ulivo
che sfottono le nuvole bianche?
Mi riguarda l’edera rigogliosa che stringe il mandorlo?
Mi riguarda il suono soffice
che fanno le carrube quando cadono sul fogliame?
Mi riguarda il contadino che per una riconoscenza sconosciuta
o per abbondante generosità della sua terra
mi fa dono dei fichi maturi?
Mi riguarda la legna che si stiracchia asciugandosi al sole?
E la lucertola che stringe gli occhi sul muretto di pietra scuffilato?
Mi riguarda?
Il maestrale che diverte il pino, mi riguarda?
Il rosmarino selvatico
che accasa il timo e gli aghi degli asparagi, mi riguarda?
Le chianche vestite del muschio che indica un certo nord,
mi riguardano anche loro?
Mi pare ci sia qualcosa che non vorrò lasciare mai;
e pregherei i giorni
di prendersela con calma
di non affrettare i passi
o almeno di non contare quelli pallidi
e di convincere sua signoria il tempo
ché è lui
a dare le carte
dopo averle segnate tutte.