Acqua minerale effervescente e sigarette nazionali:
di questo odoravano i campeggi italiani
Poi una volta il circo rimase da settembre a novembre
e una ragazzina sinti della famiglia circense venne in classe
– la presentò la maestra –
io uscivo da quell’estate lì con la carnagione più scura della sua
quel primo giorno Michelino non c’era e lei restò al banco mio
parlava bene l’italiano e non lo davo per scontato
visto che la maestra sottolineò “è una sinti”.
Ricordo che mi chiesi se la nazione dalla quale provenisse
Il suo cuore era dolciastro – giocava a raccogliere i fiori del cortile
e alcuni me li faceva assaggiare, danno di limonata, diceva, ed era vero –
il suo carattere invece era forte
non aveva paura di sporcarsi le mani a cacciare lucertole
e difatti nessuna delle altre della classe aveva piacere a giocare con lei.
Un giorno successe pure che mi portarono al circo a veder lo spettacolo
e scrutando tra le mascherine
non riuscii nemmanco a intravederla.
I tre mesi furono soffiati via in un attimo con l’arrivo dell’autunno
– e forse si può intuire da come ho srotolato romanticamente questa storia –
e davvero, non per creare un qualche tipo di climax
successe proprio all’ultimo minuto prima di non vederci più
E io non me la ricordavo ‘sta storia
perché sono sempre stato bravo
a dimenticarmi quel che mi provoca delle sommosse coscienziali;
l’ho riesumata dall’ippocampo dopo aver visto un servizio
di approfondimento in tv.
In un campo sinti intervistavano il capofamiglia
parlava di come tutti loro anni prima fossero in un circo
per vera tradizione circense
e che poi ha dovuto cominciare a fare un lavoro nuovo
un lavoro di tutti i giorni, dice
poi gli spunta da dietro una giovane donna
con un bimbo piagnucoloso addosso
il capofamiglia la acclude con un braccio e la tira avanti
bene bene a favor di telecamera
questa mia figlia, per fare continuare studiare come italiani
per questo abbiamo lasciato circo.
e io non ho una morale per ‘sta storia
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