E io sono qui, sulla luna
ad aspettarti,
ad aspettare il tuo decollo.
Il mare della tranquillità è un deserto immenso.
E guardo il pianeta terra,
che significa il tuo nome.
Vedo la stratosfera bucarsi
e la tua luce che brucia.
Giorni ad osservare il tuo tragitto,
a calcolarlo.
La parabola del tuo corpo nello spazio
dice che mi colpirai in pieno.
Immagino e aspetto il fragore delle tue labbra
che si schianteranno sulle mie.
Ed ecco già alzarsi il pulviscolo lunare
che somiglia ai tuoi capelli.
Ed ecco il tuo volto
che riconosco,
che aspettavo da millenni.
Ed ecco che sei Venere:
carne e pelle che vibra.
Ed ecco la luna che esplode
e non ci saranno più maree
né ascendenti sul destino degli esseri umani.
Non ci saranno più notti romantiche laggiù.
Non ci sarà più nessuno che saprà il mio nome
che è deflagrato nel tuo desiderio.
Nel mio desiderio.
E resterà l’immagine di una luna che c’era,
che riusciva a contenere la mia attesa
e adesso si consuma nel colore del fuoco.
Poco prima che disintegrassi il mio satellite
sono saltato sull’anello di Saturno.
Adesso, prova a prendermi.
Lì non c’è più respiro.
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