Ho perso

L’ho guardata e sono uscito.

Avevo l’immagine di lei fissa lì, come l’ultimo fotogramma dell’ultima pellicola dell’ultimo film al mondo.

Era stesa sul divano, guardava fiera quello che restava sul letto, guardava fiera quello che avrei dovuto ancora mettermi addosso per dirmi vestito.

– Così te ne vai.

– Così me ne vado.

– E cosa rimane?

– Nulla rimane, so cosa ho lasciato, ma non rimane niente.

– Niente?

– Niente! Quello che mi hai dato è stato solo quello da cui sei voluta fuggire.

– Ma che dici? Discorso da telenovela.

– Sarà, ma le telenovela dovranno pur essersi ispirate a qualcosa.

– Stronzate!

– Comunque non è vero..

– Cosa?

– Quello che tu pensi di me, adesso.

– E cosa penso di te adesso?

– Pensi che io sia quella lì, quella che non ti conosce, che è così e basta, che finisce tutto.

– Mi hai detto mille cose prima, tutti i discorsi che facevi, tutto quello che dicevi di adorare di me: la voce, lo sguardo, i movimenti delle mani, le parole. Ma dopo tutto non rimane nulla. Perché dopo tutto quello che abbiamo desiderato resta sempre nulla. Hai mai visto un bambino che dopo la sorpresa non ne desidera un’altra?

– Che centrano i bambini ora?

– È così, dai, restiamo così, ne abbiamo parlato. Abbiamo tutto dei bambini, tranne l’arrendevolezza.

– L’arrendevolezza?

– Sì, l’arrendevolezza. I bambini si arrendono alla loro età, noi invece non abbiamo niente a cui dare conto. Ti sembra poco?

– Io mi sto rivestendo. Abbiamo fatto l’amore. Perché tu sesso, questo, non puoi chiamarlo. Riesci a chiamarla arrendevolezza?

– No, ma restiamo bambini. Non hai voluto quello che desideravi?

– Affatto.

– Cosa desideravi?

– Te!

– Nooooo, non desideravi me. Desideravi l’idea di me.

– L’idea di te sei tu. Non dire cazzate. Tu sei quello che sembri, mai il contrario. Noi siamo sempre quello che sembriamo. Non abbiamo nessuna possibilità di essere quello che siamo davvero. Altrimenti sarebbe come se tu mi avessi detto di rimanere con te, per sempre, ora.

– Per sempre?

– Vedi!? Non sai essere quello che vuoi!

– Hai bevuto troppo.. io dico.

– Io dico, invece, che tu adesso saresti dovuta essere il mio corpo.

 

Lui se ne andò, lasciò il suo odore e niente più.

Lei si alzò, aprì la finestra, il fresco della notte le colpì il seno e piano, schiuse le labbra sussurrò – ho perso.

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