La sera in cui lei arrampicò il corpo di lui

Gli arrabbiati piacciono agli arrabbiati
tu respira e cerca di copriti da quella pioggia nera
– mentre le diceva così
venne un rapido ululato dal traffico cittadino
che gli divorò per un breve momento le parole
guardava oltre il vetro
dietro i palazzacci annottava
poi continuò
– io non cerco un’oasi di tranquillità
cerco il tumulto
il precipizio
e in tutto questo
di farmi mancare il più possibile le cose necessarie.
 
La donna
poggiata scompostamente sul divano alle spalle di lui
si coprì la faccia
voleva fermare il peso delle parole
combattere la gravità pachidermica di ciò che le stava per dire.
L’uomo si voltò senza rivolgerle il viso
le si avvicinò
torreggiando
lei lo arrampicò con gli occhi
che parevano due pozzanghere
allora partì dalle ginocchia
al pube
poi il petto
il mento
la bocca
e infine
esausta
raggiunse l’iride.
 
– Ricordi la linea da cui siamo partiti?
L’amore è una maratona
si parte assieme
e vince uno
uno solo
e non
sei
tu.

Via Santa Lucia

Le case murattiane colano a picco
nei marciapiedi di pietra
e in un silenzio irrisolto
la via mi dice per chiari cenni
che il caldo costringe gli umani
ognuno nel suo rifugio
ad ansimare
a rinviare
le cose da fare
la lingua nera dell’asfalto
si srotola sulla via lunga
retta
infinita
solamente le cicale aspettano l’amore
le persiane verdi
uniche ferite sulla calce immacolata
nascondono qualche vecchina
che un tempo
ha assaggiato un amore
e nascosto un dolore

 

 

passa un ragazzetto su una bici blu

e spegne le cicale
mano a mano
che avanza
su Via Santa Lucia

 

 

le cicale riprendono

a implorare l’amore
tutto quello che non ho saputo darti.

Sei tutto il mio sonno perso

Ebbi da cercarti
in poche ferite dolenti
senza insistere
senza saziarmi
con tenerezze rosate
soffiai
sul tuo cuore impolverato.
 
Ebbi da cercarti
tra il profumo degli alveari
senza paura
ma senza guardare
con poco silenzio
raccolsi
il miele tuo il più dolce.
 
Ebbi da cercarti
in qualche rivolo di fatica
senza arresa
senza solvermi
con una fiammella blu
distillai
il tuo pianto divenendoti sidro di canto.
 
Ebbi da cercarti
da liquefare le notti
e i giorni pure
mi sei tutto il mio sonno perso.
 
Ed ebbi a cercarti
fino a trovarti
chiudendo gli occhi
cercando il riposo della fine
sotto alle palpebre
 
tra tutte le cose
sei ognuna di quelle.

Nostri errori di valutazione

Ho pensato
se fossimo le zampe di un ragno.
Ho pensato
se fossimo due rocce dolomitiche.
Ho pensato
se fossimo l’oceano in inverno
a cinquemila metri nel profondo.
Ho pensato
se fossimo due formiche.
Ho pensato
se fossimo le nostre lingue.
Ho pensato
se fossimo le nostre bugie.
Ho pensato
se fossimo due foglie di timo selvatico.
Ho pensato
se fossimo quello che ci raccontiamo.
Ho pensato
poi l’ho fatto di nuovo
e di nuovo ancora
e no
siamo solo i nostri errori di valutazione.

Ti cerco

Oltre la parabola del salto
oltre il cerchio rosso
oltre il senso della fine
oltre il rantolo della vita
oltre la nebbia fitta
oltre la ferita
oltre la supplica
oltre la sera che spoglia il giorno
oltre i suoni della strada nelle case
e le case che si fanno strada
oltre le gocce di una pelle che non conosco
il sale del Mediterraneo
oltre il vincolo del codice che ci diamo
del significato che ci diamo
oltre il corpo
la parola
il compiuto
il gesto
la soluzione
l’incontro
l’abbraccio
il silenzio
il tempo
l’attesa
la disettesa
il canto
infondo alla notte
e oltre
ti cerco.

Le anime selvatiche

Dietro un grande albero
nascosta tra la corteccia
e la volontà di credere
che tu esista veramente
ti ho trovata.
 
Ti muovevi poco poco
parevi un sospiro
e io ti ho presa
dentro al mio respiro
per non spaventarti.
 
Così adesso risolviamo i nostri giorni
nella probabilità del futuro
che male interpreta
e mai si veste di misericordia
per le anime selvatiche
come la tua.

È successa una poesia

È successa una poesia
come succede il maestrale
ha voltato le parole
stese ad asciugare
sul filo di ciò che avrei potuto dire.
 
È successa una poesia
ed è fiorito tutto un giardino
il mare della tranquillità
m’ha ricordato
che i fiori esistono anche di notte.
 
È successa una poesia
è successa piccola piccola
alla luce del primo mattino
ha cominciato a danzare
come una fiammella leggera.
 
È successa una poesia
a cui voglio chiedere
di quale scuro colore sarà
il giorno in cui non riuscirò più
a riconoscerla.

I giorni vigliacchi

Non restava niente degli anni della tenerezza
– nessuno, nessuno tranne il sottoscritto può sapere
e nessuno può scrivere prima quel che verrà detto poi! –
urlò l’uomo sbattendo un pugno sul tavolo
su cui si posava una striscia di luce pomeridiana
poi guardò la donna bagnarsi di un pianto simile a quello delle bestie
l’uomo attese che finisse di guaire
le si avvicinò
premette il suo petto sul suo seno
e avvolgendola come in una morsa tra le grandi braccia
si fece vibrare addosso le scosse di assestamento del dolore di lei.
 
Quando fu buio
e il fruscìo del traffico serale cominciò a sibilare nell’appartamento
come un gas letale
nessuno accese le luci
la donna e le sue lacrime
si erano abbandonate esauste e scomposte sul divano
il soffitto cominciò a brillare dei luccichii dei fari delle auto
delle insegne intermittenti dei locali

e delle abatjour arancioni nelle case degli altri.

La donna allora aprì pesantemente le palpebre
voltò impercettibilmente lo sguardo verso l’ingresso
e visse giorni vigliacchi
che riempì con la sola cosa che le restava
la sua assenza.