Una giovane donna

Una giovane donna
con un fazzoletto nero sul capo
entra in una chiesetta di campagna
intonacata di fresco
bianca e luminosa
come le piccole croci di legno d’ulivo
che se ne stanno vicine vicine
perché i morti
non hanno fastidio per gli altri morti
 
la giovane donna
con i capelli di castagno
che le scappano via dal velo
s’inginocchia al Cristo
sibila la sua devozione
poi striscia fino ai piedi trafitti
e glieli bacia
adorando il dio e l’uomo
il figlio e il padre
lo spirito e la carne
 
la giovane donna
con gli occhi oliati di pianto
ora
si fa bagnare dalla luce del giorno
l’incenso e l’odore delle candele
scivolano via dalla veste nera
e se ne tornano dal Cristo
il lentisco colora le tombe
 
adesso la giovane donna
respirando un poco di sole
lancia lo sguardo oltre le tombe
oltre il gracile steccato bianco
oltre i torreggianti cipressi
e tira le labbra
fino a renderle sorriso
 
il giovane uomo
la sta aspettando
in mezzo al campo della vita.

Il fuoco

Ti ricordi
l’odore del calore che sale dalla spiaggia
che la terra rilascia
nelle notti fresche
che ci ricordava
la promessa del giorno che sarebbe venuto
e ci avrebbe trovati non vestisti
non composti
non avvinghiati
nella morsa di uno nell’altra
sul letto di cotone?
 
E ti ricordi
cosa dicono i greci
quando fanno l’amore
negli hotel a 2 stelle
vicino al tempio di Apollo
quando noi c’eravamo appena svegliati
e avevamo trovato l’americano a mangiarsi 4 uova
sode
perché non avevano i pancake e la pancetta
e ti guardava che tu mi guardavi
che cercavi la gelosia che io non ho mai avuto
né concesso
né praticato
né mai voluto conoscere?
 
La gelosia è il fuoco:
poca riscalda
troppa uccide la vita.

Dove muore il vento

Il lago
nel punto esatto
in cui riaffiora la tua iride
diviene più chiaro e più calmo
il volo delle ciglia sul promontorio
quello delle tue due pupille laviche
si quieta che sembra il giaciglio
nel quale va a morire il vento
tu mi costringi alla sponda
e io ti bacio come posso
ti bacio con la mano
la stessa che hai
desiderato
su di te
mai.

Siamo pronti adesso

Convincile tu
queste ore che abbiamo perso
a tornare a darci
l’occasione persa
 
convincile tu
di’ loro che siamo pronti
adesso
non come allora
 
convincile
minacciale
picchiale
feriscile
ma fai qualcosa
 
perché è colpa tua
se sono andate via
anonime
mentre contavo le tue carezze
le stesse che
di lì a poco
non avrei più potuto mordere.

Ogni giorno a quest’ora

La signora bionda in tailleur
che dà piccoli velocissimi scatti col capo
per sistemare il ciuffo della frangia
borsa a mano
calze che mi piace pensare autoreggenti
scodinzola sulla traiettoria del marciapiede
sempre
a quest’ora
o poco prima di quest’ora
o poco dopo
sempre
inconsapevole
si affaccia sulla scena urbana
come in un atto teatrale.
Io sul palco regale
ovvero un balcone piccolo
di una casa popolare
assisto onorato-e-rispettoso
al suo piccolo tratto di vita.
La sua storia è quella che può venire
da una signora sulla cinquantina
che ha un probabile imminente piacere
da raggiungere-e-praticare
e che si compie
in un’ora circa
in un posto che chiameremo
amore.

Ti cerco

Oltre la parabola del salto
oltre il cerchio rosso
oltre il senso della fine
oltre il rantolo della vita
oltre la nebbia fitta
oltre la ferita
oltre la supplica
oltre la sera che spoglia il giorno
oltre i suoni della strada nelle case
e le case che si fanno strada
oltre le gocce di una pelle che non conosco
il sale del Mediterraneo
oltre il vincolo del codice che ci diamo
del significato che ci diamo
oltre il corpo
la parola
il compiuto
il gesto
la soluzione
l’incontro
l’abbraccio
il silenzio
il tempo
l’attesa
la disettesa
il canto
infondo alla notte
e oltre
ti cerco.

È successa una poesia

È successa una poesia
come succede il maestrale
ha voltato le parole
stese ad asciugare
sul filo di ciò che avrei potuto dire.
 
È successa una poesia
ed è fiorito tutto un giardino
il mare della tranquillità
m’ha ricordato
che i fiori esistono anche di notte.
 
È successa una poesia
è successa piccola piccola
alla luce del primo mattino
ha cominciato a danzare
come una fiammella leggera.
 
È successa una poesia
a cui voglio chiedere
di quale scuro colore sarà
il giorno in cui non riuscirò più
a riconoscerla.

Ho combattuto guerre sotto alla tua pelle

Quante guerre ho combattuto sotto alla tua pelle
e nessuna che io sia riuscito a vincere
nessuna che mi legittimasse
 
da lì sotto, da sotto alla tua pelle
i tramonti non cercavano i poeti
e i poeti non cercavano i tramonti
 
com’era bella l’estate
quando mi riposavo all’ombra delle tue tempie
e stavo e restavo al fresco delle tue palpebre
 
c’è stato quel tempo di pace
io l’ho gustato come una spezia preziosa
per poi armarmi e partire di notte, in silenzio
 
ho combattuto guerre sotto alla tua pelle
ma anche tra le macerie
è bello il giorno che divampa e muore.