Nuova nuova

Mattina
molto presto
una nave mercantile
muggisce alla bocca del porto
lo fa ancora e un’altra volta ancora
mi stacca dalla carta adesiva del sonno
mentre sogno di farti nuova nuova
ma ora degli stracci della notte
non so che farmene:
più tardi forse
ti chiamo.

Non era mai salita sulle macerie.

La professoressa non voleva sentirsi sola mai
tutta tenuta attenta a farsi amare da pochi
e da quei pochi moltissimamente
                 – chissà da chi non è stata amata –
me lo chiedevo ogni volta che segnava sul registro
le mie uscite improvvise dalla classe.
Strano era guardarla e capire quanto avesse pianto
durante la notte e persino in macchina
mentre raggiungeva scuola.
Io capivo, ne ero sicuro sicuro sicuro.
Lei era bruttina, ma certamente da sposare
da quello che diceva sapeva cucinare
al mondo ci sapeva stare
e credeva e forse crede ancora
che le poesie siano tutte rime da baciare
una donna semplice era, e probabilmente
è.
Una volta provai a darle quello che mi aveva chiesto
il compito, l’esercizio, eccetera
lo feci male, ovviamente
ma non si disperava
mi trattava come era stata trattata:
senza parlare mi metteva UNO.
Me lo metteva perché ZERO sarebbe stato scontato
       – al di là della semplice battuta.
Ho voluto bene alla professoressa
lei non lo sa;
mi sentivo un po’ Cristo a volerle bene.
La guardavo con occhi di sfida
ma quando poi puntualmente me ne finivo in bagno
a spliffare con gli altri
la pensavo
la pensavo assai
pensavo a quello che l’aspettava a casa       – sola sola –
il dato che avevo era che non aveva alcun amante-amico-marito.
Era un foglio di plexiglass
non le si intravedeva nessuna propensione
io poi che nelle persone ho sempre cercato d’intravedere
un gusto musicale preciso
di lei non ho mai capito quale fosse.
        Grave!
Però ha avuto un grande amore
questo lo so per certo
lo sento per certo, più che altro.
L’ha dilaniata quello.
Non era mai salita sulle macerie.   Anche.
Spesso mi sarebbe piaciuto congelare la lezione
alzarmi
andare verso la cattedra
e chiederle:
viene in bagno con me!?

Commettendo un delitto

La casa bisogna che sia profumata
altrimenti la notte
non ci riesci a dormire.
Intanto
dall’altra parte del mondo
starà albeggiando
e chissà a quale distanza
qualcuno
sta commettendo un delitto;
perché certamente
qualcuno
sta commettendo un delitto
oppure solamente
non sta sopravvivendo
a una notte senza luna.

La notte di S. Lorenzo

Questa comoda calma
questo silenzio morbido
che incalza nell’ultimo pomeriggio
quando attracca
sulle rive della consapevolezza
la malinconia liquida della sera
 
questa luce buia
questo frusciare di anime
nel sole che rimuore
quando tutti i cieli si spengono
e sulle spalle bussa il richiamo del riposo
il riscatto chiesto agli insonni
 
questa luna profumata
questo nero coriandolare di stelle
che si bagnano negli sguardi
supplicati di chi ha il talento della fede
meravigliati di chi cerca l’abisso
magnificati di chi aspetta
che le costellazioni cambino
che comincino a brillare al contrario
così da invertire la rotta
di una barca
che si è allontanata troppo
e troppo presto.

Madre notte

Esausta la notte
si concesse
malamente
senza brillare
 
le guardai la sottana
e scoprii le sue lentiggini
bianche come il nulla
sante come le cose perdute
 
Prova a spiegarmi
notte
perché non somigli mai
al sonno che vorrei?
 
 
***
 
 
uomini
cercate
sempre
il buio
 
in tutto
ovunque
bramate
compassione
 
mai
per
gli
altri
 
sempre
e solo
per voi
stessi
 
 
***
 
 
La notte severa
si coricò sull’orizzonte
si confuse con le navi mercantili
e si bagnò di Sole
 
l’aspettai
per qualche ora
al confine
delle montagne
 
proprio quando
cominciai a sentire
il suo profumo
la coscienza m’abbandonò
 
aveva da baciare
altre anime terrestri
e lo fece
senza di me.

Il fuoco

Ti ricordi
l’odore del calore che sale dalla spiaggia
che la terra rilascia
nelle notti fresche
che ci ricordava
la promessa del giorno che sarebbe venuto
e ci avrebbe trovati non vestisti
non composti
non avvinghiati
nella morsa di uno nell’altra
sul letto di cotone?
 
E ti ricordi
cosa dicono i greci
quando fanno l’amore
negli hotel a 2 stelle
vicino al tempio di Apollo
quando noi c’eravamo appena svegliati
e avevamo trovato l’americano a mangiarsi 4 uova
sode
perché non avevano i pancake e la pancetta
e ti guardava che tu mi guardavi
che cercavi la gelosia che io non ho mai avuto
né concesso
né praticato
né mai voluto conoscere?
 
La gelosia è il fuoco:
poca riscalda
troppa uccide la vita.

Dove muore il vento

Il lago
nel punto esatto
in cui riaffiora la tua iride
diviene più chiaro e più calmo
il volo delle ciglia sul promontorio
quello delle tue due pupille laviche
si quieta che sembra il giaciglio
nel quale va a morire il vento
tu mi costringi alla sponda
e io ti bacio come posso
ti bacio con la mano
la stessa che hai
desiderato
su di te
mai.

Le cose del cielo

Io t’ho amata da quando i miei
se la facevano coi tuoi.
E tu eri una ragazzina rossa
con le lentiggini ancora chiare
e io avrei voluto contarle
al posto delle costellazioni
e le cose del cielo.
E ora che sei una donna bellissima
proprio come io t’avevo immaginata
io ti amo e non lo sai
di un amore inconcludente
inutile come inefficace
ma chi lo dice che le cose inutili
non facciano parte del pavimento
sul quale camminiamo la vita?

Voglio essere un’opera d’arte

«Voglio essere un’opera d’arte»
«Lo sei o perlomeno io credo tu sia vicinissima ad esserlo»
I piccoli bagliori delle luci gialle e verdi sulla pista dell’aeroporto militare delineavano la sua mascella e lo facevano con una luce che ricordava quella del fuoco.
«Non lo sono e non lo sono perché sono debole»
«Ma non sei debole!» – guarda ad esempio come hai ridotto me, guardami su’, guarda cosa mi hai fatto – avrei invece voluto dirle.
«Io voglio fare della mia mente e del mio corpo qualcosa di bellissimo»
«Ma sei già bellissima così, cosa dovresti cambiare scusa?»
«Non lo so, voglio tornare a correre, perdere un po’ di chili»
«Ma se sei tutta ossa, fortuna ti salva il tuo bel culo»
«Smettila!»
«Cercavo solo un sorriso sulle tue labbra per farti capire quello che penso, ovvero che per me tu sei già una bellissima opera d’arte, per tutto quello che ti concerne»
«Per te!»
«Eh, per me, sì»
«Io voglio esserlo per me, non per te»
«Non arriverai mai ad essere abbastanza per te, è nella natura di tutti gli uomini non bastarsi. Anzi, quando arrivano a bastarsi vuol dire che sono già morti ma non lo sanno»
«Ci sono situazioni che non puoi capire, né tu né chiunque altro, situazioni dentro di me, mie barriere, miei fossati con i coccodrilli e all’improvviso grandi montagne. Quindi spesso mi arrendo all’idea che è così e subito dopo impazzisco per aver solamente pensato che potessi andarmi bene come sono»
«Sai che c’è?»
«Cosa?»
«C’è che un’opera d’arte è sempre la gemma di un acume, di un’estrema felicità o di un affilatissimo dolore e il suo frutto è la tua liberazione. Ecco, devi liberarti del tuo dolore per far sbocciare l’arte che vuoi essere.»
«Il mio dolore è enorme e non puoi conoscerlo»
«No, io non posso conoscere il tuo dolore, hai ragione, ma ne sono innamorato. Sono innamorato del tuo dolore»
 
La piccola goccia di sudore che scendeva incrociò la riga di una lacrima e ne percorse la scia, giunsero assieme sul bordo dell’abisso, indugiarono per un istante e assieme saltarono giù.