La passeggiata

Voglio baciarti gli angoli della bocca.
Lì c’è il tuo sorriso.
Voglio accarezzarti le orecchie.
Lì ci sono le mie parole.
Voglio toccarti le gambe.
Lì ci sono i passi che ti porteranno a me.
Lo vedi?
Il cesto di paglia
con le parole che avevo messo da parte per te
se n’è andato per terra.
Sono inciampato
sul tuo silenzio
e il cesto di paglia
con le parole che avevo messo da parte per te
s’è schiantato a terra.
Ora,
stanotte ha piovuto molto,
il marciapiede fradicio
ha reso le parole
irriconoscibili.
Si sono unite,
bagnate com’erano,
in una poltiglia di sillabe,
accenti,
punti,
virgole,
parentesi,
vocali,
consonanti
e maiuscole.
Ho raccolto
quello che c’era da raccogliere.
Sono tornato indietro,
ho aperto casa,
poggiato la palla di parole,
il cesto
e le mie intenzioni
sul tavolo della cucina.
Poi mi sono accucciato sul tappeto
accanto al tavolo della cucina,
come faceva il segugio
che è il tuo sesto senso,
quando mi dicevi
che t’avrei lasciata
perché io sto bene
solo da solo.
E io ti rispondevo che no,
che dici,
ma dai.
Lì mi sono addormentato,
sul tappeto accanto al tavolo della cucina,
mentre gocciolava sulla mia faccia
il sidro
delle parole che avevo messo da parte per te.